Dermatech Pen
Dermatech Pen è un dispositivo automatico di microneedling sviluppato da Germaine de Capuccini. Diversamente da altri, gli esperti di Germaine de Capuccini hanno sviluppato un esclusivo metodo di applicazione dopo un lungo periodo di prove, che hanno dato come risultato una terapia unica, minimamente invasiva, efficace e sicura.
Questa tecnica si basa sulla capacità della pelle di auto-rigenerarsi in modo naturale. L’estetista potrà personalizzare il trattamento in base al tipo di pelle e necessità.
L’applicatore è costituito da 36 micro-aghi estremamente sottili e sterili che agiscono sulla pelle con delle micropunzioni, stimolando la formazione di fattori di crescita, favorendo il processo di rigenerazione cutanea (aumentando la produzione di collagene ed elastina) e generando un miglioramento della qualità e texture della pelle.
Oltre ad essere un trattamento completamente personalizzato, i risultati sono visibili in poco tiempo: anti-età globale, fermezza, scomparsa di rughe e linee di espressione, rivitalizzazione del viso, tono più omogeneo e miglioramento della texture della pelle (pelle spessa con pori aperti).
A chi è consigliato?
È un trattamento ideale per chi vuole un ringiovanimento globale del viso.
È consigliato per le pelli giovani, come recupero della cute del viso dopo il periodo estivo. È raccomandato anche a chi ha un colorito della pelle spento.
Non è consigliato per le pelli sensibili.
Quante sedute sono necessarie?
L’ideale sono 4 sedute (1 ogni due settimane), una volta terminato il ciclo si consiglia 1 seduta ogni 4 settimane, per mantenere i risultati raggiunti.
Per avere una pelle splendente si consiglia, nelle settimane alterne, una sessione del trattamento in cabina che più si adatta al tipo di pelle.
È doloroso? Può dare effetti negativi?
Grazie al metodo di applicazione sviluppato dagli esperti di Germaine de Capuccini, la terapia con Dermatech Pen è indolore, risulta anche gradevole, in base ai test realizzati su volontarie.
Bisogna sottolineare che la soglia del dolore è molto personale, in alcuni test le volontarie hanno provato una “sensazione di poco comfort” nelle zone del viso dove l’osso è più vicino, come la fronte.